Spoiler: tra pochissimi giorni compio gli anni. Come ogni volta che il calendario mi ricorda di un altro giro completo attorno al sole, mi viene voglia di fermarmi, alzare lo sguardo e chiedermi: «Come sto mettendo a frutto tutto questo tempo?».
La risposta, quest’anno, mi è arrivata con una frase pronunciata da Laura, l’anima dietro al progetto Co_Sticolori.
Eravamo da Viti Gift a Pieve di Cento, il mio posticino sicuro. Un aperitivo, un vaso davanti da decorare, pennelli colorati in mano e una manciata di semi pronti a germogliare. Il tema della serata era “Prendersi cura”.
E Laura, che guidava la serata con quell’energia luminosa che la contraddistingue, ha detto:
«Non puoi versare nulla da una tazza vuota.»
Forse una delle citazioni più famose attribuite alla scrittrice Eleanor Brownn, questa frase mi ha colpito fortemente. Ho tenuto stretto il pennello nell’aria, come congelata, e ho pensato: quante volte ho cercato di servire caffè immaginario a chi amo, mentre la mia caffettiera fumava solo stanchezza?
Il vaso, i semi e la metafora che ci scuote
Dipingevo foglie e fiorellini sghembi sul vaso, ma in realtà stavo colorando una domanda grande così: quanto spesso mi concedo di riempire la mia tazza?
Non parlo di spa deluxe o fughe ai tropici. Parlo di quelle micro–scelte quotidiane che ci ricaricano: dormire otto ore, dire un “no” senza sensi di colpa, spegnere le notifiche per un’ora, ballare in cucina.
Alla fine dell’aperitivo abbiamo infilato i semi nella terra ancora fresca. Quei semi germoglieranno solo se qualcuno li annaffierà.
Nessuno si scandalizza se una piantina ha bisogno d’acqua, eppure ci scandalizziamo quando noi abbiamo bisogno di ricaricarci.
Strano cortocircuito, vero?
Versare sì, ma a coppa piena
«Prenditi cura di te prima di poterlo fare con gli altri.»
Ce lo ripetono i manuali, le psicologhe su Instagram e adesso me lo ripeto pure io. Non è un modo elegante per dire siate egoisti.
È il contrario: è un invito a rendere il nostro dono sostenibile.
Se arrivo al tavolo con la tazza quasi vuota, al primo sorso di chi mi sta di fronte non resterà che il fondo per me. Se invece mi presento con il cuore satollo, l’energia che verserò sarà nutriente anche per me. Una condivisione, non un sacrificio.
Il mio augurio di compleanno
Allora mi faccio un auto–brindisi di compleanno in anticipo:
Mi auguro la capacità di riconoscere quando la mia tazza è vuota e il coraggio di fermarmi per riempirla, senza vergogna né fretta.
Mi auguro di proteggere gli spazi di ricarica come si protegge una piantina dal sole di mezzogiorno.
Mi auguro di ricordarmi che prendersi cura è un verbo riflessivo prima che transitivo.
E a te, che stai leggendo, auguro lo stesso: che tu possa trovarti spesso con la tazza traboccante di buone energie da condividere.
Se ti va, raccontami cosa la riempie: un hobby improbabile, un rituale mattutino, un posto segreto.
Scrivimi, così brindiamo insieme – con la tazza piena, s’intende.
Ci rileggiamo presto (con una candelina in più spenta sulla cheesecake al caramello 🧁).
Ragazzi, moderati con gli inglesismi :-). Ieri, dopo millenni, sono andato in banca e davanti ad un operatore (l'unico operatore!) c'erano un tot di persone in coda. Per tutti lo stesso probelma: attivare il bancomat tramite l'appplicazione sul telefono. Qual è la morale: non date per scontato che tutti sappiamo interpretare cosa sia il crossover, lo spoiler, noi boomer o bestemmie tipo queste.
Dare è anche, o forse prima di tutto, farsi capire da tutti quelli che ci stanno intorno :-).
Mi torna in mente un vecchio koan zen, che è complementare in un certo senso. La storia del maestro zen che riempie la tazza di tè all'allievo e la fa traboccare la conosci? Magari ne parlo nella prossima newsletter e facciamo un bel crossover! 😀